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I nomi degli strumenti, in particolare quelli di origine popolare, sono sicuramente il risultato di un semplice processo analogico, come possiamo riscontrare sovente nelle tradizioni orali. Nello specifico i nomi degli strumenti, più che riflettere solo gli oggetti, incamerano in sè le percezioni e le esperienze che l’uomo trae dall’incontro con le cose stesse nel momento in cui le usa.
Usare un metodo di indagine congegnato su dei parametri odierni, in questa ricerca, rischia di fornirci dei risultati falsati. Quindi nell’intenzione di ricreare un percorso etimologico possibilmente corretto, dobbiamo cercare di “immergerci” nella mentalità dei popolani italiani del rinascimento che vedono e ascoltano, per la prima volta, uno strumento musicale a loro sconosciuto, tentando noi di ricreare le emozioni, le condizioni intellettuali e socio culturali di quel periodo che ha visto l’associazione del nome allo strumento.
I nomi attuali per indicare il tamburo a corde nelle varie regioni o località di Francia e Spagna, nei quali io mi sono imbattuto, sono: salterio, tamborín, tambourin, ttun ttun, toun toun, soinua, bertz o pertz, chicotén, tambourin du Bearn, tambor de cuerdas, tembo, tambourin de Gascogne. Risulta palese una totale mancanza di collegamenti lessicali tra questi, e i termini conosciuti in Italia, cioè “altobasso e buttafuoco”.
I due termini, “altobasso e buttafuoco”, possiamo ipotizzare, si crearono e si svilupparono contemporaneamente, generati da sovrapposizioni di elementi linguistici e dialettali, fusisi tra di loro nel tempo pur avendo percorsi autonomi, con una propria specifica inerzia temporale. Questi elementi linguistici, in alcuni casi contrastano tra di loro, ma in altre combinazioni ci portano a dei risultati inaspettati.
Mi risulta plausibile che le due locuzioni, “alto-basso e butta-fuoco”, siano nate dall’esigenza di distinguere il suonatore di “flauto-tamburo a corde” dal suonatore del “flauto-tamburino”, dando una precisa connotazione a ciascuno dei due. Faccio notare che il “flauto-tamburino” era già presente prima della comparsa del tamburo a corde nell’iconografia europea. Ciò nonostante, in molte testimonianze iconografiche italiane, possiamo osservare che i due “ensemble” strumentali venivano ritratti affiancati nella disposizione orchestrale, come voler evidenziare una sorta di gemellaggio o di una transizione già in atto.
Buttafuoco
Digitando: “buttafuoco significato” in un motore di ricerca sul web, il risultato che compare nella prima e nelle successive voci è il seguente: “buttafuòco s. m. [(Treccani) comp. Di buttare e fuoco] (pl. -chi o invar.). – Asta impiegata dai primi artiglieri per comunicare il fuoco alla carica di lancio dei cannoni mediante corda-miccia avvolta attorno a essa”. Trovo improbabile che questo significato possa essere collegato allo strumento; l’unico riferimento che intravedo è l’uso associato di un’asta di legno, lunga anche due metri, quella usata dall’artigliere, mentre quella usata per lo strumento ha una lunghezza di 40/50 cm. Un ipotetico paragone visivo, che associa le azioni di suonatore e artigliere che compiono il gesto, uno nel battere le corde, e l’altro di portare la miccia accesa al focone del cannone, mi risulta forzato; infatti appare molto evidente la differenza tra la rigidità del cannoniere e il movimento rapido e sincopato del suonatore.
Dopo questo unico e inconcludente risultato, affinando la ricerca nei vocabolari antichi di italiano e dei vari dialetti disponibili, consultabili in rete, ho riscontrato che il termine “buttafuoco” è spesso riferito all’acciarino (Eslabón, Chispero o Chisquero), utensile forgiato in acciaio usato per accendere il fuoco con la selce, chiamato nei vari dialetti italiani: buttafuoco, battifuoco o bottafuoco, ecc.. Nel passaggio successivo, scomponendo il composto “verbo-sostantivo”, in questo caso, “butta-fuoco”, vediamo che è formato da un tema verbale e da un nome che funge da complemento, tipicamente da complemento diretto. Questo tipo compositivo è assente in latino, ma molto comune e tipico nelle lingue romanze.
Tutti questi termini, iniziano con una comune radice onomatopeica che richiama il colpo di percussione:
“Buttare [dal fr. Ant. Bouter “colpire; gettare; germinare”, provenz. botar, dal franco bōtan “colpire”] (Treccani)”.
“Botta /’bɔt:a/ s. f. [dall’ant. Bottare “percuotere”, affine a buttare, il colpire qualcuno o qualcosa con le mani, con un bastone o altro... (Treccani)”.
“Battere /’bat:ere/ [lat. tardo Battĕre, dal lat. class. Battuĕre]. v. tr. 1. a. [dare colpi con le mani o con altro arnese] ≈ colpire, percuotere. (Treccani)”.
In questo approfondimento, appare evidente uno stretto legame del termine con l’azione meccanica di accensione del fuoco con l’acciarino, la selce e l’esca, sistema rimasto in uso fino all’invenzione dei fiammiferi. Non rimane traccia, nella memoria popolare contemporanea, di questo “rito” che si effettuava con tutta probabilità più volte al giorno. La mano sinistra teneva la scheggia di selce con sottostante il pezzo dell’esca, mentre la mano destra stringeva saldamente l’acciarino e, con un movimento rapido del braccio, dall’alto al basso, si batteva ripetutamente, producendo scintille fino all’accensione dell’esca: movimento visivamente molto simile alla percussione delle corde dello strumento.
A questo punto potrebbe essere plausibile l’associazione del gesto del colpo di percussione che, per traslato, passa dall’acciarino allo strumento che è, per l’appunto, uno strumento a percussione. Ad un risultato simile, anche se riferito ad un altro strumento, era giunto Febo Guizzi, etnomusicologo, nel suo libro “Guida alla musica popolare in Italia vol.III - Gli strumenti”, ipotesi presente nel piè di pagina 24.5.
A rinforzo di questa ipotesi inserisco la descrizione del “buttafuoco” presente in uno dei due cataloghi conservati a Modena, redatti da Paolo Maria Terzago nel 1664. Cataloghi commissionati dal proprietario del cosidetto “Musaeum Septalianum”, Manfredo Settala[1]: collezionista, scienziato e canonico. Estratto dalla pag. 288 dall’originale in latino: “Instrumentum calabrensibus familiare quam ludrica [recte: ludtcra, lingua] Buttafuoco, dicunt Africanis quoque notum”. Traduzione: “Strumento familiare ai calabresi che in linguaggio scherzoso chiamano Buttafuoco, noto anche agli Africani”.
Il fatto che Paolo Maria Terzago attribuisca all’utilizzo del termine “buttafuoco” una intenzione scherzosa potrebbe confermare che il termine abbia una sua origine popolana. Posso affermare che l’azione di accendere il fuoco veniva espressa con la locuzione “battere il fuoco”.“Batt l’azzalin (acciaio o acciarino). Battere il fuoco. Dicesi del percuotere la pietra focaja pel fuoco, sebbene non si batta il fuoco ma la pietra...” [2].
Concludo questa parte con una interessante variante dialettale del significato di “buttafuoco”: “Batfùg (lucciola, ma anche acciarino). Letteralmente significa battifuoco, quasi un riferimento al battere sull’acciarino traendone lampi intermittenti, il che spiega anche il significato di lucciola. In questo significato il termine potrebbe anche essere una variante di butafog (cioè buttafuoco), il nome che la lucciola ha nei dialetti dell’ Oltrepò (Lombardia)” [3].
Altobasso
E’ interessante supporre il motivo per cui nella Serenissima Repubblica si fosse radicato, per definire lo strumento, l’uso del nome “altobasso”, un termine completamente diverso dal resto dell’Italia. Dalla mia ricerca emerge che il termine “buttafuoco”, nella Repubblica di Venezia, aveva un significato diverso rispetto ad altri dialetti italiani. Un termine che poteva dare adito a degli spiacevoli malintesi e che, sicuramente, non poteva essere usato con leggerezza perchè connesso al mondo del malaffare e della prostituzione. Lo stesso termine veniva usato per indicare una persona dal carattere irascibile che facilmente va in escandescenze.
[...] a far el battifogo o sia el mezan, per usanza ghe va la bonaman...[4]
[...] a fare il battifuoco ossia il ruffiano[5], per usanza riceve una mancia (propina)...
Un riferimento del termine “altobasso” collegabile ad una azione musicale lo troviamo alla pag. 566 dell’opera: “Voci e maniere di dire italiane, additate a’futuri vocabolaristi” [6], Vol. 1 di G. Gherardini (1838): “Questa frase in questa significazione io son per credere che sia cavata da’ termini musicali Alto e Basso: onde strettamente Fare Alto e Basso verrebbe quasi a dire Sonare o Cantare, o l’uno e l’altro, in quel tono che più piace; e quindi per metafora Fare a suo modo e capriccio”.
Altro significato del termine lo troviamo in: “Atti del Regio Istituto Veneto” (1875-1876), tomo secondo[7]: riguarda il gioco dell’altalena che in veneziano si chiama tutt’ora “biscolo”. Gli autori degli “Atti” specificano che l’altalena veneziana è a guisa di “mazzacavallo”, ossia che si compone di due travi billicate e ne spiegano l’azione descrivendola così: “... Il movimento primo è un dondolio; il secondo è un altobasso”.
In “Cheribizzi” (1576), di Andrea Calmo[8], leggiamo a pag. 54 la descrizione di un concerto musicale a ballo, dove la parola “altabasso” viene citata in modo specifico come l’azione di suonare il cimbano, ossia il tamburello a sonagli, che notoriamente si percuote con movimento altalenante del braccio.
[...] Se sonava el so tamburim, e altabaßo un cimbano, o do liuti, o una baldosa, co la so violeta, ballando passo e mezo...
[...] Si suonava il suo tamburello, e altabasso un cembalo, o due liuti, o una baldosa, con la sua viola, ballando il passo e mezzo...
Queste ultime testimonianze, sono ricavate da due dizionari di francese-italiano del XVII secolo. La prima è nel “Dittionario italiano, et francese”. “Dictionnaire italien et francois”, di Nathanael Duez[9], edita nel 1662, e contiene la seguente voce: “Haut & bas, su & giù, altabasso, & altobasso”. La seconda è nel “Dittionario italiano, e francese Dictionaire italien, et françois del signor Giovanni Veneroni”[10], pubblicato nel 1731. Nel tomo primo, a pag. 35 leggiamo la seguente definizione:
Altobasso, haut & bas.
Altobasso, alto et basso.
Altobasso, sorte de velours figuré. Item, une sorte d’ instrument de musique.
Altobasso, un tipo di velluto figurato. Altresì, una sorta di strumento musicale.
Quest’ultima voce ci aggiunge un altro significato del termine “altobasso” riferendosi essa ad un tipo di velluto veneziano, molto pregiato, detto: altobasso o controtagliato.
In conclusione, il risultato della ricerca sul significato del termine “altobasso” mi porta ad un esito simile a quello della ricerca sul significato del termine “buttafuoco”. E’ mia convinzione che il termine tragga origine dall’associazione, per traslato, del movimento altalenante del suonatore nell’esecuzione musicale. In definitiva il termine “altobasso” voleva significare “su e giù”, come riscontriamo nel dizionario di N. Duez. Una riprova di questa ipotesi la troviamo in: “Cherebizzi” di Andrea Calmo che, nella sua narrazione, usa il termine “altobasso” per descrivere il movimento altalenante di percuotere il cimbalo.
NOTAS
[1] Musaeum Septalianum.
https://books.google.it/books?id=lH-Ke6vbaUcC&pg=PP5&dq=Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrioso labore constructum&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwj8ipa7u-76AhWOQ_EDHSP6BGYQ6AF6BAgJEAI#v=onepage&q=Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrioso labore constructum&f=false
[2] Vocabolario Milanese – Italiano, 1839, volume primo, Francesco Cherubini, pag. 51.
https://books.google.it/books?id=uZZHY8fpN3QC&printsec=frontcover&dq=Vocabolario milanese-italiano - Volume 1&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=snippet&q=azzalin&f=false
[3] Struttura del dialetto argentano, pag.98. http://www.vatrarberesh.it/biblioteca/ebooks/dialettoargenta.pdf.
[4] Opere teatrali del sig. avvocato Carlo Goldoni veneziano: con rami allusivi: Drammi giocosi per musica del sig. Carlo Goldoni. Tomo quarto, Volume 38,1789.
https://books.google.it/books?id=slzipc0MPUoC&pg=PA335&lpg=PA335&dq=Opere teatrali del sig. avvocato Carlo Goldoni veneziano: con rami allusivi: Drammi giocosi per musica del sig. Carlo Goldoni. Tomo quarto, Volume 38&source=bl&ots=djYMsrlNzO&sig=ACfU3U1wOvn1UiDHOflUeLD9Bfp0_9YYrQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjo_ci_2qv8AhUJMewKHdBhBVMQ6AF6BAghEAM#v=onepage&q=bonaman&f=false
[5] Atto primo, pagina 8, Il Ruffiano di Ludovico Dolce, 1560.
https://books.google.it/books?id=FfBXAAAAcAAJ&pg=PA1&dq=Il Ruffiano di Ludovico Dolce&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwih7ZDmjL38AhVuXvEDHVOgAjsQ6AF6BAgLEAI#v=onepage&q=ruffiano&f=false
[6] Voci e maniere di dire italiane, additate a’futuri vocabolaristi, Volume 1 Giovanni Gherardini, Giovanni Michele S.C. Gherardini. Per Gio. Bat. 1838, pag. 566.
https://books.google.it/books?id=GTgLAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=alto basso&f=false
[7] Atti del Regio Istituto Veneto, tomo secondo, pag. 52-53 (novembre 1875 ottobre 1876).
https://books.google.it/books?id=fJWpVsH3mhQC&pg=PP5&dq=Atti del Reale Istituto veneto tomo secondo&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiH8Pm2nb38AhUSQfEDHZBvAysQ6AF6BAgDEAI#v=onepage&q&f=false
[8] Cherebizzi, libro secondo di Andrea Calmo, (Serravalle, attualeVittorio Veneto, 1510 / 1511 - Venezia, 23 febbraio 1571), pag. 54, stampato a Venezia nel 1576.
https://books.google.nl/books?id=yIW8wb95xgQC&printsec=frontcover&dq=editions:APa60MYnF00C&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiB7Jj_8_frAhURzaQKHQY6BBcQ6wEwAnoECAEQAQ#v=onepage&q=tamburim&f=false
[9] Dittionario italiano, et francese. Dictionnaire italien et francois, bien curieusement reueu, corrigè, & augmentè;parNathanael Duez, maistre de la langue françoise, italienne & allemande, volume due. Anno di pubblicazione 1662.
https://books.google.it/books?id=yFU6oEMCiCMC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=altobasso&f=false
[10] Dittionario italiano, e francese. Di Giovanni Veneroni (1698).
https://books.google.it/books?id=89tJMfRTumUC&pg=PA1&dq=Dittionario italiano, e francese Dictionaire italien, et françois del signor Giovanni Veneroni&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjwkNyi8Nj8AhWKSvEDHUWdBaIQ6AF6BAgCEAI#v=onepage&q=Dittionario italiano, e francese Dictionaire italien, et françois del signor Giovanni Veneroni&f=false
Los nombres de los instrumentos, especialmente los de origen popular, son ciertamente el resultado de un simple proceso analógico, como a menudo podemos encontrar en las tradiciones orales. Específicamente, los nombres de las herramientas, más que reflejar solo los objetos, encarnan las percepciones y experiencias que el hombre extrae del encuentro con las cosas mismas cuando las usa.
El uso de un método de encuesta diseñado con los parámetros actuales, en esta investigación, corre el riesgo de proporcionarnos resultados falsos. Por tanto, con la intención de recrear un camino etimológico lo más correcto posible, debemos intentar «sumergirnos» en la mentalidad del pueblo llano italiano del Renacimiento que ve y escucha, por primera vez, un instrumento musical desconocido para él, tratando de recrear las emociones, las condiciones intelectuales y socioculturales de ese período que vio la asociación del nombre al instrumento.
Los nombres actuales para indicar el tambor de cuerda en las distintas regiones o localidades de Francia y España que he encontrado son: salterio, tamborín, pandereta, ttun ttun, toun toun, soinua, bertz o pertz, chicotén, pandereta de Bearn, tambor de cuerdas, tembo, pandereta de Gascuña. Hay una clara falta de conexiones léxicas entre estos y los términos conocidos en Italia, es decir, «altobasso y buttafuoco».
Los dos términos, «altobasso» y «buttafuoco», podemos hipotetizar, fueron creados y desarrollados simultáneamente, generados por la superposición de elementos lingüísticos y dialectales, fusionados entre sí a lo largo del tiempo a pesar de tener caminos autónomos, con su propia inercia temporal específica. Estos elementos lingüísticos, en algunos casos contrastan entre sí, pero en otras combinaciones nos llevan a resultados inesperados.
Me parece plausible que las dos frases, «alto-bajo y lanzador de fuego», surgieran de la necesidad de distinguir al que toca la «flauta-tambor con cuerdas» del que toca la «flauta-pandereta», dando una connotación precisa a cada uno de los dos. Observo que la «flauta-pandereta» ya estaba presente antes de la aparición del tambor de cuerda en la iconografía europea. Sin embargo, en muchos testimonios iconográficos italianos, podemos observar que los dos «conjuntos» instrumentales fueron representados uno al lado del otro en el arreglo orquestal, como para resaltar una especie de hermanamiento o una transición ya en curso.
Buttafuoco
Al escribir: «buttafuoco significado» en un buscador web, el resultado que aparece en la primera y siguientes entradas es el siguiente: «buttafuòco s. metro. [(Treccani) comp. Tirar y disparar] (pl. -chi o invar.). – Pértiga utilizada por los primeros artilleros para comunicar el fuego a la carga de lanzamiento de los cañones mediante un cordón-fusible enrollado a su alrededor». Me parece poco probable que este significado pueda estar relacionado con el instrumento; la única referencia que veo es el uso asociado de un asta de madera, incluso de dos metros de largo, la que usa el artillero, mientras que la que se usa para el instrumento tiene una longitud de 40/50 cm. Me parece forzada una hipotética comparación visual, que asocie las acciones del intérprete y del tirador que realizan el gesto, uno de hacer sonar las cuerdas, y el otro de acercar la mecha encendida a la chimenea del cañón; de hecho, la diferencia entre la rigidez del artillero y el movimiento rápido y sincopado del intérprete es muy evidente.
Después de este resultado único e inconcluso, al afinar la búsqueda en los diccionarios de italiano antiguo y los diversos dialectos disponibles, que se pueden consultar en la red, encontré que el término «buttafuoco» a menudo se refiere al pedernal (Eslabón, Chispero o Chisquero), herramienta forjada en acero que sirve para encender fuego con pedernal, llamada en los diversos dialectos italianos: buttafuoco, battifuoco o bottafuoco, etc. En el siguiente paso, al descomponer el conjunto «verbo-sustantivo», en este caso, «lanzar fuego», vemos que se compone de una raíz verbal y un sustantivo que actúa como complemento, típicamente como objeto directo. Este tipo compositivo está ausente en latín, pero es muy común y típico en las lenguas romances.
Todos estos términos comienzan con una raíz onomatopéyica común que recuerda el golpe de percusión:
«Lanzar [del fr. Hormiga. Bouter «golpear; lanzar; germinar», provenz. botar, del franco bōtan «golpear»] (Treccani)».
«Botta /’bɔt:a/ s. F. [de la hormiga. Bottare «golpear», similar a arrojar, golpear a alguien o algo con las manos, con un palo o con otra cosa... (Treccani)».
«Battere /’bat:ere/ [lat. Battĕre tardío, del lat. clase. derrotar]. v. tr. 1 a. [golpear con las manos o con otra herramienta] ≈ golpear, golpear. (Treccani)».
En este profundo estudio se evidencia una estrecha vinculación entre el término y la acción mecánica de encender un fuego con pedernal, pedernal y yesca, sistema que se mantuvo en uso hasta la invención de los fósforos. No queda rastro, en la memoria popular contemporánea, de este «rito» que muy probablemente se realizaba varias veces al día. La mano izquierda sostenía la astilla de pedernal con el trozo de yesca debajo, mientras que la mano derecha agarraba firmemente el pedernal y, con un movimiento rápido del brazo, de arriba abajo, golpeaba repetidamente, produciendo chispas hasta que se encendía. movimiento visualmente muy similar a la percusión de las cuerdas del instrumento.
En este punto podría ser plausible la asociación del gesto del golpe de percusión que, por traducción, pasa del pedernal al instrumento que es, precisamente, un instrumento de percusión. Febo Guizzi, etnomusicólogo, había llegado a un resultado similar, aunque referido a otro instrumento, en su libro «Guía de música popular en Italia vol.III - Los instrumentos», hipótesis presente en el pie de página de la página 24.5.
Para reforzar esta hipótesis, inserto la descripción del «buttafuoco» presente en uno de los dos catálogos conservados en Módena, elaborado por Paolo Maria Terzago en 1664. Catálogos encargados por el propietario del llamado «Musaeum Septalianum», Manfredo Settala[1]: coleccionista, científico y canónigo. Extracto de la pág. 288 del original en latín: «Instrumentum calabrensibus familiari quam ludrica [recta: ludtcra, lingua] Buttafuoco, dicunt Africanis quoque notum». Traducción: «Instrumento familiar a los calabreses que en lenguaje jocoso llaman Buttafuoco, también conocido por los africanos».
El hecho de que Paolo Maria Terzago atribuya una intención de broma al uso del término «buttafuoco» podría confirmar que el término tiene un origen popular. Puedo decir que la acción de encender el fuego se expresaba con la frase «batir el fuego». «Batt l’azzalin (acero o pedernal). Batir el fuego. Se dice de herir el pedernal con fuego, aunque no se pega al fuego sino a la piedra...» [2].
Concluyo esta parte con una interesante variante dialectal del significado de «lanzador de fuego»: «Batfùg (luciérnaga, pero también yesquero). Literalmente significa respirar fuego, casi una referencia a golpear el yesquero y sacar destellos intermitentes de él, lo que también explica el significado de luciérnaga. En este sentido, el término también podría ser una variante de butafog (es decir, buttafuoco), el nombre que tiene la luciérnaga en los dialectos de Oltrepò (Lombardía)» [3].
Altobasso
Es interesante suponer por qué el uso del nombre «altobasso» se arraigó en la República Serenissima para definir el instrumento, un término completamente diferente al resto de Italia. De mi investigación surge que el término «buttafuoco», en la República de Venecia, tenía un significado diferente que en otros dialectos italianos. Un término que podría dar lugar a desagradables malentendidos y que ciertamente no podría usarse a la ligera porque está conectado con el mundo de la malversación y la prostitución. El mismo término se usó para indicar a una persona de mal genio que fácilmente entra en rabietas.
[...] para hacer el battifogo o el mezan, por costumbre va el bonaman...[4]
[...] para obtener resultado del encendedor o del proxeneta[5], por costumbre recibe una propina...
Una referencia al término «altobasso» que se puede conectar a una acción musical se puede encontrar en la página 566 de la obra: «Voci e maniere di dire italiani, additate a’futuri vocabolaristi» [6], Vol. 1 de G. Gherardini (1838): «Se cree que esta frase en este significado proviene de los términos musicales Alto y Basso: tan estrictamente Fare Alto e Basso casi significaría tocar o cantar, o ambos, en el tono que más le agrade; y por lo tanto por metáfora Haciendo lo que quiere o a capricho».
Encontramos otro significado del término en: «Actas del Regio Istituto Veneto» (1875-1876), segundo volumen[7]: se trata del juego de balancín que en veneciano todavía se llama «biscolo». Los autores de las «Actas» especifican que el columpio veneciano tiene forma de «mazo», es decir, que está formado por dos vigas atravesadas y explican su acción describiéndola de la siguiente manera: «... El primer movimiento es un balanceo; el segundo es un altobasso».
En «Cheribizzi» (1576), de Andrea Calmo[8], leemos en la p. 54 la descripción de un baile de concierto musical, donde la palabra «altabasso» se menciona específicamente como la acción de tocar el «cimbano», es decir, la pandereta con cascabeles, que se golpea notoriamente con un movimiento de balanceo del brazo.
[...] Se sonava el so tamburim, e altabaßo un cimbano, o do laúd, o una baldosa, co la so violeta, ballando passo e mezo...
[...] Se tocaba su pandereta, y un clavicémbalo contrabajo, o dos laúdes, o una baldosa, con su viola, bailando el paso y medio...
Estos últimos testimonios están tomados de dos diccionarios francés-italiano del siglo xvii. El primero está en el «Dictionario italiano, et française». «Dictionnaire italien et francois», de Nathanael Duez[9], publicado en 1662, y contiene la siguiente entrada: «Haut & bas, up & down, altobasso, & altobasso». El segundo está en el «Dictionaire italiano y francés Dictionaire italien, et françois of Signor Giovanni Veneroni»[10], publicado en 1731. En el primer volumen, en la p. 35 leemos la siguiente definición:
Altobasso, alto y bajo.
Alto bajo, alto y bajo.
Altobasso, sorte de velours figuré. Item, une especie de instrument de musique.
Altobasso, una especie de terciopelo con figuras. También, una especie de instrumento musical.
Este último ítem añade otro significado al término «altobasso» refiriéndose a un tipo de terciopelo veneciano muy fino, conocido como: altobasso o controtagliato.
En conclusión, el resultado de la investigación sobre el significado del término «altobasso» me lleva a un resultado similar al de la investigación sobre el significado del término «buttafuoco». Creo que el término se origina de la asociación, por metáfora, del movimiento de balanceo del ejecutante en la interpretación musical. En definitiva el término «altobasso» significaba «arriba y abajo», como encontramos en el diccionario de N. Duez. Prueba de esta hipótesis se puede encontrar en: «Cherebizzi» de Andrea Calmo quien, en su narración, utiliza el término «altobasso» para describir el movimiento oscilante al tocar el clavicémbalo.
NOTAS
[1] Musaeum Septalianum.
https://books.google.it/books?id=lH-Ke6vbaUcC&pg=PP5&dq=Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrioso labore constructum&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwj8ipa7u-76AhWOQ_EDHSP6BGYQ6AF6BAgJEAI#v=onepage&q=Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrioso labore constructum&f=false
[2] Vocabolario Milanese – Italiano, 1839, volume primo, Francesco Cherubini, pag. 51.
https://books.google.it/books?id=uZZHY8fpN3QC&printsec=frontcover&dq=Vocabolario milanese-italiano - Volume 1&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=snippet&q=azzalin&f=false
[3] Struttura del dialetto argentano, pag.98. http://www.vatrarberesh.it/biblioteca/ebooks/dialettoargenta.pdf.
[4] Opere teatrali del sig. avvocato Carlo Goldoni veneziano: con rami allusivi: Drammi giocosi per musica del sig. Carlo Goldoni. Tomo quarto, Volume 38,1789.
https://books.google.it/books?id=slzipc0MPUoC&pg=PA335&lpg=PA335&dq=Opere teatrali del sig. avvocato Carlo Goldoni veneziano: con rami allusivi: Drammi giocosi per musica del sig. Carlo Goldoni. Tomo quarto, Volume 38&source=bl&ots=djYMsrlNzO&sig=ACfU3U1wOvn1UiDHOflUeLD9Bfp0_9YYrQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjo_ci_2qv8AhUJMewKHdBhBVMQ6AF6BAghEAM#v=onepage&q=bonaman&f=false
[5] Atto primo, pagina 8, Il Ruffiano di Ludovico Dolce, 1560.
https://books.google.it/books?id=FfBXAAAAcAAJ&pg=PA1&dq=Il Ruffiano di Ludovico Dolce&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwih7ZDmjL38AhVuXvEDHVOgAjsQ6AF6BAgLEAI#v=onepage&q=ruffiano&f=false
[6]Voci e maniere di dire italiane, additate a’futuri vocabolaristi, Volume 1 Giovanni Gherardini, Giovanni Michele S.C. Gherardini. Per Gio. Bat. 1838, pag. 566.
https://books.google.it/books?id=GTgLAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=alto basso&f=false
[7] Atti del Regio Istituto Veneto, tomo secondo, pag. 52-53 (novembre 1875 ottobre 1876).
https://books.google.it/books?id=fJWpVsH3mhQC&pg=PP5&dq=Atti del Reale Istituto veneto tomo secondo&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiH8Pm2nb38AhUSQfEDHZBvAysQ6AF6BAgDEAI#v=onepage&q&f=false
[8] Cherebizzi, libro secondo di Andrea Calmo, (Serravalle, attualeVittorio Veneto, 1510 / 1511 - Venezia, 23 febbraio 1571), pag. 54, stampato a Venezia nel 1576.
https://books.google.nl/books?id=yIW8wb95xgQC&printsec=frontcover&dq=editions:APa60MYnF00C&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiB7Jj_8_frAhURzaQKHQY6BBcQ6wEwAnoECAEQAQ#v=onepage&q=tamburim&f=false
[9] Dittionario italiano, et francese. Dictionnaire italien et francois, bien curieusement reueu, corrigè, & augmentè;parNathanael Duez, maistre de la langue françoise, italienne & allemande, volume due. Anno di pubblicazione 1662.
https://books.google.it/books?id=yFU6oEMCiCMC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=altobasso&f=false
[10] Dittionario italiano, e francese. Di Giovanni Veneroni (1698).
https://books.google.it/books?id=89tJMfRTumUC&pg=PA1&dq=Dittionario italiano, e francese Dictionaire italien, et françois del signor Giovanni Veneroni&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjwkNyi8Nj8AhWKSvEDHUWdBaIQ6AF6BAgCEAI#v=onepage&q=Dittionario italiano, e francese Dictionaire italien, et françois del signor Giovanni Veneroni&f=false