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Sono passati alcuni secoli da quando, attraversando strade e piazze d’Italia, si poteva udire la voce acuta del flauto a tre fori accompagnato dall’inconfondibile “ronzio” del tamburo a corde. Un periodo di tempo così lungo ha fatto sì che lo strumento a percussione cadesse nel più completo oblio, con l’inevitabile conseguenza di dimenticarne l’aspetto e perfino il suo nome. L’iconografia, ci testimonia inequivocabilmente l’esistenza di questo strumento in Italia, presente in tutte le regioni della penisola, con l’esclusione della Sardegna[1].
La cronologia delle iconografie ritrovate finora, ci aiutano a tracciare un ipotetico percorso temporale della diffusione di questo strumento. Quelle più antiche sono della fine del XIV – inizio XV sec. localizzate nel nord e nel nord-ovest della penisola, mentre le più recenti risalgono al XVII sec. e sono ubicate nel sud dell’Italia. Questo dato potrebbe indicare che il tamburo a corde sia giunto in Italia da nord ovest diffondendosi poi in tutta la penisola e che abbia conosciuto un periodo di massima diffusione nel XVI secolo. La maggior parte delle raffigurazioni le ritroviamo negli affreschi presenti nei luoghi di culto o in quadri con soggetto religioso con uno schema ricorrente, nel quale il tamburo a corde è inserito in un insieme strumentale raffigurante una orchestra di angeli musicanti.
Rappresentano un’eccezione le raffigurazioni scultoree nei tre presepi del XVI sec., presenti nel sud d’Italia, il più antico (1534), è quello visibile nella cattedrale di Matera, opera di Altobello Persio e Sannazzaro Panza di Alessano, il secondo presepe è opera di Aurelio Persio, datato 1547 - 1550, collocato nella cattedrale del quartiere Rabatana a Tursi, in provincia di Matera. La terza opera è localizzata nella cattedrale di Altamura realizzata nel 1587, ad opera di ignote maestranze locali.
Lo strumento appare spesso raffigurato, sia dipinto che scolpito, con forme e dimensioni diverse e, in alcune rappresentazioni, con fogge particolari, differenti da quelle conosciute e presenti negli altri stati europei. Purtroppo non abbiamo sufficenti elementi per valutare quanto la differenza delle forme sia dovuta all’estro del pittore o alla fantasia del liutaio. La grande varietà di forme di costruzione, i vari componenti collocati spesso in modo diverso, mi portano a credere che non esisteva uno standard consolidato di liuteria, bensì mi appare come un manufatto di origine popolare e con buone probabilità costruito dallo stesso suonatore.
Di questo strumento, fino ad oggi, non è mai stato ritrovato un esemplare dell’epoca in territorio italiano. A testimoniare la presenza dello strumento in Italia, restano una cinquantina di immagini nelle opere d’arte, dove possiamo riconoscere inconfutabilmente lo strumento e qualche rara informazione scritta nei testi dell’ epoca. Verso la fine del XVI sec. la rappresentazione di questo strumento inizia a mancare in tutti i contesti artistici, e questo può dimostrare che sono entrati in uso strumenti musicali innovativi, che meglio si adattano alle nuove mode e al gusto musicale che caratterizzano quel periodo, sia nell’ambito della cosiddetta musica colta che in quella popolare.
Altobasso, altabasso, altibasso, alto basso, ecc.
“Altobasso” e “buttafuoco”, sono questi i due nomi conosciuti e usati per indicare il tamburo a corde in Italia. “Altobasso” era il nome in uso nel territorio della Serenissima Repubblica di Venezia, mentre il termine “buttafuoco” veniva usato nel resto della penisola italiana.
Dell’ ”altobasso” troviamo una chiara descrizione dello strumento in due opere di Gioseffo Zarlino. Nella prima, intitolata “Istitutioni Harmoniche”[2] e pubblicata nel 1558, lo troviamo descritto così:
[...] sorta di strumento lungo circa un braccio[3], chiamato a Venezia Altobasso, ed è quadrato e vacuo (vuoto); sopra il quale sono tese alcune corde, accordate tra loro in una determinata consonanza e viene usato in questo modo: il suonatore percuote con una bacchetta le corde a tempo, e con l’altra mano suona un flauto, eseguendo una cantilena fatta a modo suo.
La seconda descrizione è a pagina 218 nel libro “Sopplimenti Musicali”[4] del 1588, e ci fornisce un altro particolare:
[...] è chiamato Altobasso, c’hà le chorde fatte d’intestini (budello), lequali si percuotono con una bacchetta di legno...
Anche nel libro intitolato “Tipocosmia” di Alessandro Citolini[5] del 1561, a pag. 494, viene usato il nome “altabasso” in una descrizione degli strumenti musicali dell’epoca:
[...] ci é poi l’altabasso, con la sua mazza...
Un altro dettaglio interessante sull’ “altobasso” ci viene fornito dall’ “Encyclopédie, ou, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers” di Denis Diderot e Jean Le Rond d’ Alembert, Tomo secondo[6], a pag. 242, stampata nel 1778.
Traduzione dal francese: Alto basso, (Luth.) tipo di strumento a percussione a corde, descritto da Garlin (Z-arlin-o?) come segue. L’alto-basso era una scatola quadrata di circa un braccio e vacua (vuota), sulla quale erano tese alcune corde intonate tra loro all’ottava, alla quinta o alla quarta. Il musicista percuoteva le corde con un bastoncino, seguendo la misura di una melodia che suonava con l’altra mano su un flauto. Notate che quando le corde erano intonate alla ottava, esso poteva averne più di due, ma quando erano intonate alla quinta o alla quarta, poteva essercene solo una, per via delle dissonanze che risulterebbe se ce ne fossero state di più. Osservate ancora che l’aria del flauto doveva essere una specie di musette (cornamusa), avendo sempre la stessa nota per il basso.
La definizione dello strumento, in questa voce del dizionario, è sicuramente ricavata dalle: “Istitutioni Harmoniche” di Zarlino. Mentre la parte di spiegazione concernente i vari modi di accordare lo strumento, che a mio giudizio sono corretti, è probabilmente ricavata da una altra fonte scritta o dettata da qualche tipo di esperienza dell’autore in ambito musicale.
L’ultima segnalazione di questa ricerca riguardo l’ “altobasso” la troviamo nel capitolo decimoquinto a pag. 221: “Procession generale a Parigi per il re Francesco I”scritto da Simon Fontaine, teologo francese, e tradotto da Orologi Giuseppe, (1520 - 1576), letterato veneto, novelliere, traduttore e commediografo.
[...] dopo i Tambori e, pifferi, seguiuano dolci suoni de gli Altobassi, Violoni, Cornetti, et altri instrumenti musicali [7]...
Buttafuoco, buttafoco, bottafuoco, buctafoco, vottafuoco[8], vuttafoco, votta fuoche, votta foco ecc.
La prima testimonianza scritta in ordine cronologico del nome “buttafuoco”, compare nel trattato: “Le Gratie D’Amore o Nuove inventioni di balli” di Cesare Negri edito nel 1604. Troviamo qui nominato il “buttafuoco” al paragrafo 20, nella descrizione della festa organizzata dall’autore a Milano, il 26 giugno 1574 in onore di Don Giovanni d’Austria[9].
[...] seuiua (seguiva) un pastore con un buttafoco...
Altre segnalazioni le troviamo in due trascrizioni inventariali del Guardaroba mediceo, nello Archivio di Stato di Firenze[10]:
Un butta fuoco co(n) sua bacchetta da d(iario?) gle (: generale?) 54 (1587). Restituito da Emilio de Cavalieri il 5 aprile 1588.
Inventario di più sorte d’istrumenti musicali e altro, che tutto, (in) questo medesimo giorno, la Guardaroba Generale di S.A.S. ne fa la consegna a Lorenzo Allegri musico - Un Butta-fuoco vecchio, con la sua mazza (1622).
Nel manoscritto intitolato: “Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline” di Baldano Giovanni Lorenzo del 1600[11], ritroviamo alcune intavolature per “buttafuoco”, purtroppo indecifrabili perchè mancanti della chiave per interpretarle.
Giuseppe Bonfiglio in “Messina Città Nobilissima”[12], libro edito nel 1606, nel paragrafo intitolato “Vso di mattimonij de’cŏtadini” ci fornisce una simpatica descrizione dello svolgimento di un matrimonio tra popolani avvenuto dei primi anni del XVII secolo, dove viene nominato il “buttafuoco” come uno strumento ormai fuori moda.
[...] il ballo è competente al suono dell’arpa, essendosi lasciato il buttafuoco, et il tamburo per la bassamano...
In una altra opera siciliana pubblicata nel 1640 intitolata “La Cuccagna conquistata”, scritto in rima da Giovanni Battista Basili, pseudonimo di Giuseppe della Montagna[13], compare il “buttafuoco” associato all’arpa in una esecuzione di musica da ballo.
[...] in chistu stanti vinni mastru Vitu, cu l’arpa e Masi cu lu buttafocu [...] in quel momento arrivò mastro Vito con l’arpa, e Masi con il buttafuoco...
[...] Cussi s’accomminzau na bedda danza...
[...] Così si incominciò a ballare una bella danza...
Nel catalogo inventariale[14] del museo di Manfredo Settala, redatto in latino da Paolo Maria Terzago nel 1664, alla pag. 288, troviamo la seguente definizione del “buttafuoco”:
Instrumentum calabrensibus familiare quam ludrica [recte: ludtcra] lingua, Buttafuoco dicunt Africanis quoque notum.
Traduzione: Strumento familiare ai Calabresi che in linguaggio scherzoso chiamano Buttafuoco, noto anche agli Africani.
Il “buttafuoco” viene nominato anche nell’inventario degli strumenti musicali di Ferdinando Alarçon, (1466 – 1540), marchese di Valle Siciliana in provincia di Teramo[15]:
[...] Due veste di bottafoco et unaltra vesta di dui traversi...
[...] Due custodie per Bottafoco ed un’altra custodia per due traversi.
Troviamo il “buttafuoco o vottafuoco”[16] nominato spesso tra le rime di poemi scritti in dialetto napoletano, e quasi sempre, inserito in un contesto musicale riguardante una azione di ballo, ritrovabili in questi titoli sottostanti:
Mortella d’Orzolone Poemma arroico de Nunziante Pagano, Volume 18 (1787)[17].
Muse napolitane egroche di Gian Alesio Abbattutis ovvero Gianbattista Basile, pag 135 (1693)[18].
Gian Battista Basile, (1635), Calliope ovvero La Musica. Egloga IX, 157, 406 (trad. Casale)[19].
Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile overo lo cunto de li cunte trattenemiento de li peccerille di Gian Alesio Abbattutis, Tomo 1 (1788)[20].
La Vaiasseida poema heroico di Giulio Cesare Cortese, (1628)[21].
Concludo questa parte della ricerca con due ultime segnalazioni: nella prima[22] si parla di un contratto triennale stipulato nel 1537 a Cosenza, tra il maestro Jacobo Rispoldi e l’allievo Filippo Sisca. Il primo si impegna a insegnare a suonare all’allievo alcuni strumenti tra i quali il “buttafuoco” e il flauto.
[...] imparare lo p.to Filippo tanto de sonare lo bucta foco tamburro et frauto tanto de Cano como de tenore Como anco de ballare et donarli tucte bascie balli et adancze sincomo se convene da m.ro ad desciputo...
Mentre l’allievo, da parte sua, prometteva di impegnarsi a partire dal giorno successivo e per i seguenti tre anni dalla stipula del contratto di servirlo e ascoltarlo con lealtà in ogni sua richiesta.
[...] se acconcza per descipulo —con il predetto maestro Jacobo, promettendo di servirlo— bonamente, lealmente et fidelmente in tucti servitii...
Volevo inoltre segnalare la presenza iconografica di un “choron” del XIV sec. (1380 ca), dipinto ad olio, su di una tavola votiva, ed esposto nel Museo Civico di Bolzano.
Rimando ad un eventuale articolo futuro il frutto della mia ricerca circa l’etimologia dei termini “altobasso” e “buttafuoco”.
NOTES
[1] Fino ad oggi non ho ritrovato nessuna immagine iconografica in Sardegna, ma non posso escludere che in futuro possa succedere. Voglio segnalare la presenza del flauto a tre fori e tamburino in Sardegna. Restati in uso probabilmente fino agli anni 50, testimoniata da un filmato di quel periodo che riprende Antonio (Domenico) Camedda detto Pilloni (Cabras 1881-1958) in una serie di esecuzioni strumentali.
https://www.youtube.com/watch?v=45S5OeRt2Po
[2] Le istitutioni harmoniche (1558) (Book 3, Chapter 79).
https://books.google.it/books?id=VfP04bgtLscC&printsec=frontcover&dq=Le istitutioni harmoniche&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=altobasso&f=false
[3] Secondo la descrizione di Gioseffo Zarlino nelle “Istitutioni Harmoniche” (...sorte di Istrumento lungo intorno vn braccio...), la lunghezza dell’altobasso, misurata in braccio veneziano doveva essere all’incirca di 70 cm.
https://it.wikipedia.org/wiki/Antiche_unità_di_misura_della_provincia_di_Venezia#Misure_di_lunghezza
[4] Sopplimenti Musicali (Book 4, Chapter 33).
https://books.google.it/books?id=VH4Iq2Vhx5wC&printsec=frontcover&dq=Sopplimenti Musicali&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=altobasso&f=false
[5] Tipocosmia di Alessandro Citolini (Serravalle, attuale Vittorio Veneto 1500 ca - Londra 1582) anno di pubblicazione: 1561.
https://books.google.it/books?id=8LZQ0UiczssC&pg=PA172&dq=tipocosmia citolini&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwitxoWe6bf6AhWZhf0HHXegAicQ6wF6BAgFEAE#v=onepage&q=altabasso&f=false
[6] Encyclopédie, ou, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, Denis Diderot, Jean Le Rond d’ Alembert, Tomo secondo, pag. 242, 1778.
https://books.google.it/books?id=5BNCAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=Encyclopédie, ou, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, Denis Diderot, Jean Le Rond d' Alembert&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=altobasso&f=false
[7] Historia catholica de’ tempi nostri, del S. Fonteno dottore in theologia, contra Giouanni Slaidano. Diuisa in 17 libri. Tradotta di lingua francese, nella nostra italiana per m. Giuseppe Horologi 1563.
https://books.google.it/books?id=d0DGf0u-EwIC&pg=PP5&dq=Historia catholica de' tempi nostri, del S. Fonteno dottore in theologia, contra Giouanni Slaidano&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwitsZGtt-76AhXcg_0HHa5IBKoQ6wF6BAgLEAE#v=onepage&q=altobassi&f=false
[8] Nel dialetto napoletano, la consonante occlusiva bilabiale sonora /b/ a inizio di parola è pronunciata come la consonante fricativa labiodentale sonora /v/: per es. “báscio” [vɑʃə](come ad esempio accade in spagnolo).
https://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_napoletano
[9] Nuove inventioni di balli, opera vaghissima di Cesare Negri, milanese, detto il Trombone (1604). (Negri Cesare 1535? - 1605?).
https://books.google.it/books?id=Jb2hLNRzT8cC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=buttafoco&f=false
[10]https://www.academia.edu/34772868/Giovanni_Lorenzo_Baldano_1576-1666_._Libro_per_scriver_lintavolatura_per_sonare_sopra_le_sordelline_Savona_1600_
[11] Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline di Baldano, Giovanni Lorenzo (1600).
[12] MESSINA CITTÀ NOBILISSIMA, Descritta in VIII libri da Giofeppe Bonfiglio e Costanzo. Caulliero Messinefe... IN VENETIA MDCVI (1606) Libro VII pag. 52.
Giuseppe Costanzo Bonfiglio (Messina, 1547 – Messina, 21 dicembre 1622), militare e storico italiano.
https://books.google.it/books?id=2AlAAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=buttafuoco&f=false
[13] La Cuccagna conquistata. Poema heroicu in terza rima siciliana Di Giovanni Battista Basili,(1566 - 1632), Palermitanu. Pseudonimo di Giuseppe della Montagna. Pubblicato da Alfonso Dell’Isola nel 1640.
https://books.google.it/books?id=ny8f1krGaSEC&pg=PA1&dq=La Cuccagna conquistata. Poema heroicu in terza rima siciliana Di Giovanni Battista Basili#v=onepage&q=buttafocu&f=false
[14] Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrioso labore constructum (1664).
https://books.google.it/books?id=lH-Ke6vbaUcC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=buttafuoco&f=false
[15] Musical Instruments in a 1592 Inventory of the Marquis Ferdinando d’Alarçon Author(s): Alberto Mammarella and Lisa Navach Source: The Galpin Society Journal, Vol. 59 (May, 2006), pp. 187-205.
[16] Nel dialetto napoletano, la consonante occlusiva bilabiale sonora /b/ a inizio di parola è pronunciata come la consonante fricativa labiodentale sonora /v/: per es. “báscio” [vɑʃə] (come ad esempio accade in spagnolo).
https://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_napoletano
[17] Mortella d’Orzolone Poemma arroico de Nunziante Pagano, Volume 18 (1787).
https://books.google.it/books?id=KkpYAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=Mortella d'Orzolone Poemma arroico de Nunziante Pagano&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=vottafuoco&f=false
[18] Le Muse napolitane egroche di Gian Alesio Abbattutis ovvero Gianbattista Basile, pag 135 (1693).
https://books.google.it/books?id=zdljV9J2teAC&pg=PA3&dq=Le Muse napolitane egroche di Gian Alesio Abbattutis&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiijre88e76AhWJ_qQKHa-uAHEQ6wF6BAgDEAE#v=onepage&q=votta fuoco&f=false
[19] Gian Battista Basile, (1635), Calliope ovvero La Musica. Egloga IX, 157, 406 (trad. Casale).
[20] Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile overo lo cunto de li cunte trattenemiento de li peccerille di Gian Alesio Abbattutis, Tomo 1 (1788).
https://books.google.it/books?id=FIUHAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile overo lo cunto de li cunte trattenemiento de li peccerille di Gian Alesio Abbattutis&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=votta fuoche&f=false
[21] La Vaiasseida poema heroico di Giulio Cesare Cortese, nouamente arricchito di annotazioni, & di dichiarazioni a ciascun canto. Con vna difesa, nella quale... Contro la censura degli Accademici Scatenati. Per Bartolomeo Zito, detto il Tardacino. Al molto illustre signore il signor Anello Pecoraro, In Napoli: appresso Ottavio Beltrano. Anno 1628.
https://books.google.it/books?id=AjNLAAAAcAAJ&pg=RA1-PA207&dq=vaiasseida vottafuoco&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjI_7uz8O76AhW1hf0HHZf3DhYQ6wF6BAgHEAE#v=onepage&q&f=false
[22]http://www.archiviostoricocrotone.it/luomo-medievale-e-moderno/maestri-di-musica-e-discepoli-nel-crotonese-sec-xvi-xviii/
Han pasado algunos siglos desde que, recorriendo las calles y plazas de Italia, se podía escuchar el sonido estridente de la flauta de tres agujeros acompañada del inconfundible «zumbido» del tambor de cuerda. Un período de tiempo tan largo, hizo que el instrumento de percusión cayera en el olvido total, con la consecuencia inevitable de no recordar su apariencia e incluso su nombre. La iconografía atestigua inequívocamente la existencia de este instrumento en Italia, presente en todas las regiones de la península, a excepción de Cerdeña[1].
La cronología de las iconografías encontradas hasta el momento nos ayudan a trazar un hipotético camino temporal en la difusión de este instrumento. Las más antiguas son de finales del siglo xiv – principios del xv situadas en el norte y noroeste de la península, mientras que las más recientes datan del siglo xvii y se encuentran en el sur de Italia. Este dato podría indicar que el tambor de cuerdas llegó a Italia desde el noroeste y luego se extendió por toda la península y que experimentó un período de máxima difusión en el siglo xvi. La mayoría de las representaciones se pueden encontrar en los frescos presentes en los lugares de culto o en pinturas de tema religioso con un patrón recurrente, en el que el tambor de cuerda se inserta dentro de un conjunto instrumental que representa una orquesta de ángeles músicos.
Una excepción son las representaciones escultóricas en los tres pesebres del siglo xvi, presentes en el sur de Italia; el más antiguo (1534) es el visible en la catedral de Matera, obra de Altobello Persio y Sannazzaro Panza di Alessano, el segundo pesebre es obra de Aurelio Persio, fechado entre 1547 y 1550, ubicado en la catedral del distrito de Rabatana en Tursi, en la provincia de Matera. La tercera obra se encuentra en la catedral de Altamura construida en 1587, por trabajadores locales desconocidos.
El instrumento se representa a menudo, tanto pintado como esculpido, con diferentes formas y tamaños y, en algunas representaciones, con formas particulares, diferentes a las conocidas y presentes en otros países europeos. Desgraciadamente, no disponemos de elementos suficientes para valorar en qué medida la diferencia de formas se debe a la inspiración del pintor o a la imaginación del lutier. La gran variedad de formas de construcción, los diversos componentes a menudo colocados de manera diferente, me hacen pensar que no hubo un estándar consolidado de lutería, pero me parece un artefacto de origen popular y probablemente construido por el mismo intérprete.
Hasta ahora, nunca se ha encontrado un ejemplo de este período en Italia. Para testimoniar la presencia del instrumento en Italia, existen unas cincuenta imágenes en las obras de arte, donde podemos reconocer fehacientemente el instrumento y alguna rara información escrita en los textos de la época. Hacia finales del siglo xvi la representación de este instrumento empieza a faltar en todos los contextos artísticos, y esto puede demostrar que se han ido utilizando instrumentos musicales innovadores, más adecuados a las nuevas modas y gustos musicales que caracterizan esa época, tanto en el contexto de la llamada música culta como en la popular.
Altobasso, altabasso, altibasso, alto basso, etc.
«Altobasso» y «buttafuoco», estos son los dos nombres conocidos y utilizados para denominar al tambor de cuerdas en Italia. «Altobasso» era el nombre que se usaba en el territorio de la Serenissima Repubblica de Venezia, mientras que el término «buttafuoco» se usaba en el resto de la península italiana.
Del «altobasso» encontramos una clara descripción del instrumento en dos obras de Gioseffo Zarlino. En el primero, titulado «Istitutioni Harmoniche»[2] y publicado en 1558, lo encontramos descrito de la siguiente manera:
[...] una especie de instrumento de un brazo de largo[3], llamado Altobasso en Venecia, y es cuadrado y vacuo (vacío); sobre el cual se estiran unas cuerdas, se afinan entre sí en una cierta consonancia y se usa de esta manera: el ejecutante golpea las cuerdas con un palo al compás, y con la otra mano toca una flauta, ejecutando un canto hecho a su manera.
La segunda descripción está en la página 218 del libro «Suplementos Musicales»[4] de 1588, y nos da otro detalle:
[...] se llama Altobasso, tiene cuerda hecha de intestinos (tripas), que se golpean con un palo de madera...
También en el libro titulado «Tipocosmia» de Alessandro Citolini[5] de 1561, en la p. 494, el nombre «altabasso» se utiliza en una descripción de los instrumentos musicales de la época:
[...] luego está el altabasso, con su maza...
Otro detalle interesante sobre el «altobasso» lo proporciona la «Encyclopédie, ou, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers» de Denis Diderot y Jean Le Rond d’Alembert, Segundo Volumen[6], en la p. 242, impreso en 1778.
Traducción del francés: Alto bass, (Luth.) Tipo de instrumento de percusión de cuerda, descrito por Garlin (Zarlino?) de la siguiente manera: El contrabajo era una caja cuadrada de aproximadamente un brazo y vacua (vacía), sobre la cual se estiraban unas cuerdas afinadas entre sí a la octava, quinta o cuarta. El músico golpeaba las cuerdas con un palo, siguiendo el compás de una melodía que tocaba con la otra mano en una flauta. Téngase en cuenta que cuando las cuerdas estaban afinadas a la octava, podría tener más de dos, pero cuando estaban afinadas a la quinta o cuarta, solo podría haber una, debido a las disonancias que se producirían si hubiera más. Nótese nuevamente que el aire de flauta tenía que ser una especie de musette (gaita), teniendo siempre la misma nota para el bajo.
La definición del instrumento, en esta entrada del diccionario, ciertamente está tomada de: «Istitutioni Harmoniche» de Zarlino, mientras que la parte de la explicación referente a las diversas formas de afinar el instrumento, que en mi opinión son correctas, probablemente esté tomada de otra fuente escrita o dictada por algún tipo de experiencia del autor en el campo musical.
El último informe de esta investigación sobre el «altobasso» lo encontramos en el capítulo quince en la p. 221: «Procesión general en París para el rey Francisco I» escrito por Simon Fontaine, teólogo francés, y traducido por Orologi Giuseppe, (1520 - 1576), erudito veneciano, cuentista, traductor y dramaturgo.
[...] después del Tambori y, pífanos, siguen los dulces sonidos del Altobassi, Violoni, Cornetti y otros instrumentos musicales [7]...
Buttafuoco, buttafoco, bottafuoco, buctafoco, vottafuoco[8], vuttafoco, votta fuoche, votta foco, etc.
El primer testimonio escrito en orden cronológico del nombre «buttafuoco», aparece en el tratado: «La Gratie D’Amore o Nuove inventioni di balli» de Cesare Negri publicado en 1604. Encontramos aquí mencionado el «buttafuoco» en el párrafo 20, en la descripción de la fiesta organizada por el autor en Milán el 26 de junio de 1574 en honor de Don Juan de Austria[9].
[...] seuiua (seguía) un pastor con un buttafoco...
Otros informes se encuentran en dos transcripciones de inventario del guardarropa de los Medici, en Archivos de Estado de Florencia[10]:
Un butta fuoco co (n) su d (¿diario?) gle (¿general?) 54 (1587). Devuelto por Emilio de Cavalieri el 5 de abril 1588.
Inventario de más clases de instrumentos musicales y más, que todos, (en) este mismo día, el Guardarropa General de S.A.S. se lo da al músico Lorenzo Allegri. Un viejo Butta-fuoco, con su baqueta (1622).
En el manuscrito titulado: «Libro para escribir la tablatura para tocar sobre el sordón» de Baldano Giovanni Lorenzo de 1600[11], encontramos unas tablaturas para «buttafuoco», lamentablemente indescifrables porque carecen de la clave para interpretarlas.
Giuseppe Bonfiglio en «Messina Città Nobilissima»[12], libro publicado en 1606, en el párrafo titulado «Vso di mattimonij de’cŏtadini» nos da una bonita descripción del desarrollo de una boda entre plebeyos que tuvo lugar a principios del siglo xvii, donde viene nombrado el «buttafuoco» como un instrumento obsoleto.
[...] el baile se hace al son del arpa, habiendo dejado el buttafuoco, y el tambor por la mano del bajo...
En otra obra siciliana publicada en 1640 titulada «La Cuccagna conquistata», escrita en rima por Giovanni Battista Basili, seudónimo de Giuseppe della Montagna[13], aparece el «buttafuoco» asociado al arpa en una interpretación de música de baile.
[...] in chistu stanti vinni mastru Vitu, cu el arpa e Masi cu lu buttafocu [...] en ese momento llegó el maestro Vito con el arpa, y Masi con el buttafocu...
[...] Cussi s’accomminzau na bedda danza...
[...] Entonces comenzamos a bailar una hermosa danza...
En el catálogo de inventario[14] del museo Manfredo Settala, escrito en latín por Paolo Maria Terzago en 1664, en la pág. 288, encontramos la siguiente definición de «buttafuoco»:
Instrumentum calabrensibus familiare quam ludrica [correctamente: ludicra] lingua, Buttafuoco dicunt Africanis quoque notum.
Traducción: Instrumento familiar para los calabreses que en lenguaje coloquial llaman Buttafuoco, también conocido por los africanos.
El «buttafuoco» también se menciona en el inventario de instrumentos musicales de Ferdinando Alarçon, (1466 - 1540), marqués de Valle Siciliana en la provincia de Teramo[15]:
[...] Dos fundas de buttafuoco y otra funda de dos traveseras...
[...] Dos estuches para Bottafoco y otro estuche para dos flautas.
Encontramos el «buttafuoco o vottafuoco»[16] a menudo mencionado entre las rimas de los poemas escritos en dialecto napolitano, y casi siempre insertado en un contexto musical relacionado con una acción de baile, que se puede encontrar en estos títulos:
Mortella d’Orzolone Poemma arroico di Nunziante Pagano, Volumen 18 (1787)[17].
Muse napolitane egroche di Gian Alesio Abbattutis ovvero Gianbattista Basile, página 135 (1693)[18].
Gian Battista Basile, (1635), Calíope ovvero la Musica. Egloga IX, 157, 406 (trad. Casale)[19].
Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile overo lo cunto de li cunte trattenemiento de li peccerille di Gian Alesio Abbattutis, Volumen 1 (1788)[20].
Poema heroico La Vaiasseida de Giulio Cesare Cortese, (1628)[21].
Concluyo esta parte de la investigación con dos últimos informes: en el primero[22] se habla de un contrato de tres años estipulado en 1537 en Cosenza, entre el maestro Jacobo Rispoldi y el alumno Filippo Sisca. El primero se encarga de enseñar al alumno a tocar algunos instrumentos entre ellos el «buttafuoco» y la flauta.
[...] aprende el p.to Filippo tanto para tocar el bucta foco tambor y flauta tanto de Canto como tenor Como también para bailar y darles todas las bajadanzas y danzas, así como es conveniente de m.ro a discípulo...
Mientras que el estudiante, por su parte, se comprometió a empeñarse a partir del día siguiente y durante los tres años siguientes a la firma del contrato a servirlo y escucharlo con lealtad en todas sus solicitudes.
[...] se acconcza per descipulo —con el mencionado maestro Jacobo, prometiendo servirle— amable, leal y fielmente in todos los servicios...
También quería señalar la presencia iconográfica de un «choron» del siglo xiv (1380 ca.), pintado al óleo, sobre una mesa votiva, y expuesto en el Museo Cívico de Bolzano.
El fruto de mi investigación sobre la etimología de los términos «altobasso» y «buttafuoco» lo remito a un posible artículo futuro.
NOTAS
[1] Hasta el momento no he encontrado ninguna imagen iconográfica en Cerdeña, pero no puedo descartar que pueda ocurrir en el futuro. Quiero señalar la presencia de la flauta de tres agujeros y la pandereta en Cerdeña. Probablemente permaneció en uso hasta la década de 1950, como lo demuestra una película de ese período que muestra a Antonio (Domenico) Camedda conocido como Pilloni (Cabras 1881-1958) en una serie de interpretaciones instrumentales. Tomado de www.sardegnadigitallibrary.it Título: Etnofonía de Cerdeña.
https://www.youtube.com/watch?v=45S5OeRt2Po
[2] Institutioni harmoniche (1558) (Libro 3, Capítulo 79).
http://tmiweb.science.uu.nl/search/index.html?q=altobasso&hl=true
[3] Según la descripción de Gioseffo Zarlino en las “Istitutioni Harmoniche” (...especie de instrumento alargado alrededor del brazo...), la longitud del altobasso, medida en el brazo veneciano, debió ser de aproximadamente 70 cm.
https://it.wikipedia.org/wiki/Antiche_unità_di_misura_della_provincia_di_Venezia#Misure_di_lungitudine
[4] Soplimenti Musicali (Libro 4, Capítulo 33).
http://tmiweb.science.uu.nl/search/index.html?q=altobasso&hl=true
[5] Tipocosmia di Alessandro Citolini (Serravalle, actual Vittorio Veneto 1500 ca. - Londres 1582) año de publicación: 1561.
https://books.google.it/books? id = 8LZQ0UiczssC & pg = PA172 & dq = tipocosmia citolini & hl = it & newbks = 1 & newbks_redir = 0 & sa = X & ved = 2ahUKEwitxoWe6bf6AhWZhf0HHXegA icQ6wF6BAgFEAE & qbepage = alta = on
[6]Encyclopédie, ou, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, Denis Diderot, Jean Le Rond d’Alembert, Segundo tomo, p. 242, 1778.
https://books.google.it/books? id = Y1ZaapiW2_4C & pg = PP5 & dq = diderot enciclopedia 1778 & hl = it & newbks = 1 & newbks_redir = 0 & sa = X & ved = 2ahUKEwjRkLHV5qb0AhXvSvE DHYhoDPkassoQ6AF & vage alto = fbage% 20BAgE = false
[7] Historia católica de nuestros tiempos, de S. Fonteno doctor en teología, contra Giouanni Slaidano. Dividida en 17 libros. Traducido del francés a nuestro italiano para m. Giuseppe Horologi 1563.
https://books.google.it/books?id=KoELSZ2Y2v0C&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=instrumenti% 20 & f = false
[8] En el dialecto napolitano, la consonante oclusiva bilabial sonora / b / al comienzo de una palabra se pronuncia como la consonante fricativa labiodental sonora / v /: p. “báscio” [vɑʃə] (como sucede en español).
https://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_napoletano
[9] Nuove inventioni di balli, obra muy extensa del milanés Cesare Negri, conocida como el Trombón (1604). (Negri Cesare 1535? - 1605?).
https://books.google.it/books/about/Nuoue_inuentioni_ di_balli_opera_vaghissi.html?id = Jb2hLNRzT8cC & redir_esc = y
[10] https://www.academia.edu/34772868/Giovanni_Lorenzo_Baldano_1576-1666_
[11] Libro per scriver l` intavolatura per sonare sopra le sordelline di Baldano, Giovanni Lorenzo (1600).
https://imslp.org/wiki/Book_for_writer_l'tavolatura_to_sonare_opra_le_sordelline_(Baldano,_Giovanni_Lorenzo)
[12] CIUDAD NOBLE DE MESSINA, Descrita en los libros VIII de Giofeppe Bonfiglio y Costanzo. Caulliero Messinefe... EN VENECIA MDCVI (1606) Libro VII pag. 52
Giuseppe Costanzo Bonfiglio (Messina, 1547 - Messina, 21 de diciembre de 1622) militar e historiador italiano.
https://books.google.it/books/about/Messina_citta_nobilissima.html?id=2AlAAAAAcAAJ
[13] La Cuccagna conquistata. Poema heroicu in terza rima siciliana Di Giovanni Battista Basili, (1566 - 1632), Palermitanu. Seudónimo de Giuseppe della Montagna. Publicado por Alfonso Dell’Isola en 1640.
https://archive.org/details/lacuccagnaconquistatapoe
[14] Musaeum Septalianum Manfredi Septalae Patritii Mediolanensis industrious labore constructum (1664).
https://books.google.it/books?id=82w_AAAAcAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_atb&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false
[15] Instrumentos musicales en un inventario de 1592 del marqués Ferdinando d’Alarçon Autor (es): Alberto Mammarella y Lisa Navach Fuente: The Galpin Society Journal, Vol. 59 (mayo de 2006), pp. 187-205.
[16] En el dialecto napolitano, la consonante oclusiva bilabial sonora / b / al comienzo de una palabra se pronuncia como la consonante fricativa labiodental sonora / v /: p. «báscio» [vɑʃə] (como sucede en español).
https://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_napoletano
[17] Mortella d’Orzolone Poemma arroico de Nunziante Pagano, Volumen 18 (1787).
[18] Le Muse napolitane egroche di Gian Alesio Abbattutis o Gianbattista Basile, página 135 (1693).
[19] Gian Battista Basile, (1635), Calíope o la música. Egloga IX, 157, 406 (trad. Casale).
[20] Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile overo lo cunto de li cunte trattenemiento de li peccerille de Gian Alesio Abbattutis, Volumen 1 (1788).
https://books.google.it/books? id=FIUHAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X &redir_esc=y#v=onepage&q=Il Pentamerone del Cavalier Giovan Battista Basile&f=false
[21] Poema heroico La Vaiasseida de Giulio Cesare Cortese, (1628).
Poema heroico La Vaiasseida de Giulio Cesare Cortese, recientemente enriquecido con anotaciones y declaraciones en cada canto. Con una defensa, en la que... Contra la censura de Académicos Desatados. Para Bartolomeo Zito, conocido como il Tardacino. Al muy ilustre señor, Señor Anello Pecoraro, En Nápoles: junto a Ottavio Beltrano. Año 1628.
[22]http://www.archiviostoricocrotone.it/luomo-medievale-e-moderno/maestri-di-musica-e-discepoli-nel-crotonese-sec-xvi-xviii/